Commentario abbreviato:Giovanni 20:2726 Versetti 26-29 Che un giorno su sette dovesse essere osservato religiosamente, era un appuntamento fin dall'inizio. E che, nel regno del Messia, il primo giorno della settimana dovesse essere un giorno solenne, è stato sottolineato dal fatto che Cristo, in quel giorno, incontrò una volta e un'altra volta i suoi discepoli in un'assemblea religiosa. L'osservanza religiosa di questo giorno è giunta fino a noi attraverso ogni epoca della Chiesa. Non c'è una parola incredula nelle nostre lingue, né un pensiero nelle nostre menti, ma è nota al Signore Gesù; ed egli si compiacque di accontentare anche Tommaso, piuttosto che lasciarlo nella sua incredulità. Dovremmo sopportare i deboli in questo modo, Rom 15:1-2. Questo avvertimento è dato a tutti. Se siamo senza fede, siamo senza Cristo e senza grazia, senza speranza e senza gioia. Tommaso si vergognò della sua incredulità e gridò: "Mio Signore e mio Dio". Parlava con affetto, come uno che si aggrappa a Cristo con tutte le sue forze: "Mio Signore e mio Dio". I credenti sani e sinceri, anche se lenti e deboli, saranno benevolmente accettati dal Signore Gesù. È dovere di coloro che leggono e ascoltano il Vangelo credere, abbracciare la dottrina di Cristo e la documentazione che lo riguarda, 1Gv 5:11. Riferimenti incrociati:Giovanni 20:27Giov 20:25; Sal 78:38; 103:13,14; Rom 5:20; 1Ti 1:14-16; 1G 1:1,2 Dimensione testo: |